Dei fogli, dei ricordi e un desiderio: osservare il proprio passato, riscrivendone una geografia inedita.

È proprio il concetto di riconfigurare il “già tracciato” che è alla base dell’opera Morfologia #1 di Lucia Bonomo [Marostica (VI), 1989], artista che sin dagli studi all’Accademia di Belle Arti di Macerata (2014-2017) ha intuito le potenzialità e le necessità” di trasformazione insite nei materiali stessi; un’alterazione, degradazione o corrosione materica che – dalle prime sperimentazioni in ambito grafico – si fa ora interprete di una profonda e intima necessità dell’artista.

Se ogni oggetto – nel suo essere concreto – porta con sé emozioni legate a momenti del passato, far assumere nuova forma ai disegni realizzati durante la prima formazione artistica si fa atto ri-scrivente di rinascita”: spezzettare, macerare, e lasciar agire sotto l’egida del tempo i propri “primi” manufatti, permette loro di rigenerarsi, creando una liquida materia pulsante di vita. Una sostanza che, riversata dall’artista in una cassaforma, acquista poi una consistenza compatta, nuova e inedita.

Nulla si crea e nulla di distrugge ma tutto si trasforma, proprio come diceva Lavoisier. Ed ecco allora che se i disegni di Bonomo non mutano nella componente sostanziale, ciò su cui viene posta l’attenzione è l’assetto formale.

Un concetto, quest’ultimo, che delinea l’opera come un archivio di memorie, in cui gli elementi che lo costituiscono rimangono, ma sono osservati da un diverso punto di vista; un passaggio di stato in cui la forma cambia, ma la sostanza resta. Al contempo, però, un passaggio di stato qui si fa irreversibile perché il gesto pittorico che era impresso sulla carta da disegno – nonostante possa permanere nella memoria dell’artista – viene fisicamente eliminato.

Una “negazione di visione” che permette la creazione di una nuova geografia: è, infatti, grazie all’utilizzo della tecnica del frottage che Bonomo, partendo dal primo elemento che compone l’opera, ne costituisce una mappatura, quale nuova modalità con cui approcciarsi a una “parte di sé”.

Così, in un dialogo intimo e delicato, l’opera si fa interprete di un “esperire” emotivo-esistenziale dell’artista; un dialogo in cui la carta di cui è costituita si delinea quale sottile demarcatore tra il “fatto d’arte” e un comune oggetto assemblato con materiale di scarto”. Fondamentale è, infatti, che il materiale costitutivo del suo lavoro sia intrinsecamente connesso al vissuto dell’artista. Vissuto la cui concretezza materica può cambiare, ma la cui profonda e vera essenza può solo che permanere.

 

di Nicoletta Biglietti

 

In mostra:

Morfologia #1. Carte dal 2003 al 2008, 2022
carta, tela, pastelli a cera, tecnica mista, due elementi
130×130 cm e 65x65x10 cm

Top