La pratica artistica di Marina Gasparini [Gabicce Mare (PU), 1960] si distingue per l’uso innovativo della scrittura e per la sua maestria nell’utilizzo dei materiali tessili, elementi che costituiscono le fondamenta della sua espressione creativa.

La sua arte è in costante riformulazione, definita in un processo dinamico che contribuisce a rendere il suo lavoro profondamente intrigante e in continua evoluzione, catturando l’attenzione degli spettatori.

Bandiera rossa, realizzata nell’estate 2023 durante una residenza artistica a Odradek (Bruxelles), rappresenta una deviazione rispetto all’idea iniziale di un progetto, ma è diventata qualcosa di notevolmente più affascinante rispetto al contesto originale.

L’opera è composta da un tessuto vibrante dal quale erano state ritagliate con cura delle lettere audaci che sarebbero diventate le protagoniste di una performance “abiti-banner” nei luoghi più significativi della città di Bruxelles.

Le lettere, che compongono la frase La rabbia è un atlante politico, sono intagliate con precisione chirurgica quasi a prendere vita, portando con sé un messaggio potente e universale. Questo ritaglio di stoffa, carico di significato, si trasforma in un’esperienza visiva sensazionale, trasmettendo l’energia e la denuncia sociale dell’artista.

In Bandiera Rossa riconosciamo la potenza evocativa del colore rosso che si manifesta in frasi di protesta che trasmettono il malessere con forza e impatto, creando dichiarazioni incisive e incalzanti.

Durante il lavoro in studio, questa scelta artistica, è stata ispirata da un concetto espresso

da Didi Huberman in una conferenza sulla fotografia, di soggetto politico, che ha reso tangibile il vuoto che spesso si trova in mezzo alle parole: un vuoto che può essere più eloquente di qualsiasi discorso.

Questo spazio vuoto è diventato un simbolo della mancanza, ma anche dell’opportunità di riempire quelle lettere con nuovi significati e interpretazioni. In un mondo in cui questo spazio è diventato un richiamo di segni confusionari che esprimono emozioni, come il gesto di Simone Shuiten (curatrice della residenza di Odradek) di ricamare su uno scarto di materiale alcuni scarabocchi, realizzati in precedenza dall’artista, senza alcuna intenzione artistica ma in modo istintivo per liberare sensazioni connesse, soprattutto, con la rabbia.

Così, mentre il materiale veniva tagliato e le lettere venivano rimosse, quel vuoto è diventato un’opera d’arte a sé stante, un richiamo alla riflessione profonda sulla natura della comunicazione e del significato. È un invito a guardare oltre le parole e a esplorare il significato più profondo che si cela tra le righe, nel silenzio eloquente di uno spazio assente.

 

di Francesca Angilletti

 

In mostra:

Bandiera Rossa, 2022
ritaglio e ricamo su tessuto
140×275 cm

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