Ciò che caratterizzaa l’operato di Miriam Montani [Cascia (PG), 1986] è sicuramente l’attenzione che porta ai materiali utilizzati, lasciandosi a volte ispirare semplicemente da ciò che le accade, facendosi guidare anche da quello che è l’istinto oltre che al valore simbolico che ha la materia stessa.

Un esempio del suo elaborato, sono sicuramente questi 5 pezzi che formano l’opera  Habitat Dentro Come Fuori, nella quale ci permette di scoprire alcuni dettagli dell’abitazione milanese che l’ha ospitata nel periodo del lockdown, ponendo particolare attenzione ai decori dell’ambiente domestico, come ad esempio le trame delle piastrelle presenti nel bagno, oppure le raffigurazioni degli stucchi veneziani nella sua stanza.

La tecnica utilizzata per dar vita a queste opere è antica ed è tipica della tradizione pittorica: lo spolvero. Con questo è possibile riportare un qualsiasi disegno su varie superfici utilizzando un semplice pigmento colorato che, però l’artista – sua caratteristica particolare – in questo caso sostituisce ricorrendo all’utilizzo di materiali volatili come le polveri sottili.

Di fatto è l’inquinamento presente nell’aria, che Montani raccoglie aspirandole con un piccolo aspirapolvere portatile o raschiandole dalle superfici di edifici o strutture esposte all’esterno della città milanese. Questa è una sorta di “pelle”, raccolta fin dal dicembre del 2019, ricostituendosi nelle forme delle opere porta ad una connessione, un’unione tra il mondo esterno, la città di Milano, e il mondo interno, il suo appartamento.

L’idea di ricorrere questo tipo di materiale le è nata ripensando ad una conferenza tenuta da Georges Didi-Huberman, presso il Teatrino di Palazzo Grassi a Venezia nel 2017, quando si fece cenno al setaccio che separa e filtra gli elementi; da una parte qualcosa scende, dall’altra, lelemento più volatile e leggero, invece si leva verso lalto, vibrando nell’aria, la contamina in maniera completamente imprevedibile. In questo processo di lavorazione della materia “sporca” che sta nell’aria, Montani gioca tra la materialità e l’immaterialità di una sostanza che può andare oltre.

Interessante pensare come la polvere, considerata un materiale così effimero, è proprio ciò che rimane, all’interno di un sistema che, creato dall’essere umano, è in cerca costante di controllo e prevedibilità. La polvere definibile come lo scarto del vivere frenetico della società moderna se, reinterpretato, può superare questi confini. Così come accade nella bellezza appena pronunciata dei suoi lavori.

Montani pone importanza anche su quella che è stata per tutti l’alienazione degli spazi domestici e della quotidianità stessa, in un tentativo di sublimazione di quello stato vissuto che, nonostante il contenuto sia di particolare rilevanza drammatica, è percepibile anche con la leggerezza e la delicatezza impresse dal suo gesto.

 

di Martina Ramera

 

In mostra:

Habitat Dentro Come Fuori, 2020-2022
polveri sottili (PM10, PM25) di Milano su carta cotone, spolvero
cinque elementi ciascuno da 29.7×21 cm
con cornice 39.7×31 cm

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