Roberto Ghezzi [Cortona, 1978] arretra nella sua posizione d’artista — incaricato di rappresentare, dipingere, riferire l’immagine — per lasciare spazio ad un autore inattaccabile e impeccabile: la Natura. Attraverso le sue Naturografie non effettua un ritratto o una replica del paesaggio, ma è quest’ultimo “in prima persona” ad auto-descriversi. Ghezzi si pone umilmente come architetto, progettista delle opere, cedendo poi l’incarico, lasciando che si sviluppino autonomamente, o meglio, naturalmente.

Le opere qui in mostra, appartenenti alla serie The Greenland Project, appaiono come acquerelli astratti, pienamente lirici; eppure, sono quanto di più realista si possa immaginare, poiché trascrizioni “di proprio pugno” del paesaggio in questione, i ghiacciai della Groenlandia, dove l’artista ha vissuto in occasione di una residenza.

Queste insolite cianotipie costituiscono radiografie del qui ed ora, del nostro pianeta e della nostra epoca. Il tempo di esposizione — molto breve rispetto alle abitudini di Ghezzi — è sufficiente per portare alla luce un fenomeno caratterizzante dell’era dell’Antropocene, quale il cambiamento climatico e il conseguente scioglimento dei ghiacciai.

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Come anticipato, l’artista si fa da parte, delega al genius loci l’onore di presentarsi — e finalmente, gli concede la possibilità di svincolarsi da una rappresentazione altrui — ma anche l’onere di denunciare, in un ultimo grido daiuto, la catastrofe climatica.

Le opere polisemiche di Ghezzi rispecchiano un sentimento quasi romantico, di gioia e dolore, che si potrebbe accostare al sublime. Se da un lato esse sono semiofore di rispetto, riconoscimento, ricongiunzione con la natura, e tralasciano volutamente la presunzione di descriverla accuratamente, dall’altro danno voce alla sua sofferenza, svelano i danni causati dalluomo, in maniera fredda, oggettiva, inequivocabile.

Le opere, sentite, sentimentali e, contemporaneamente, scientificamente inconfutabili, mostrano una fusione non spontanea dei ghiacciai, ma accelerata dal surriscaldamento causato dall’uomo, come confermato dallISP (Istituto di Scienze Polari) del CNR. In seguito alle analisi effettuate su queste naturografie, è emerso lo sviluppo di unalga, presente esclusivamente ove il processo di scioglimento abbia ricevuto una forte spinta: con un estremo e finale avvertimento, un’ultima apparizione cassandriana, la natura si manifesta attraverso il linguaggio dellarte e ci invita ad ascoltarla.

 

di Giulia Andrea Gerosa

 

In mostra:

The Greenland Project, 2022
ghiaccio in fusione su carta fotosensibilizzata
sei elementi ciascuno da 65×45 cm
Courtesy Gilda Contemporary Art, Milano

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