Se pensiamo al fil rouge di Utopiche seduzioni, ovvero l’impiego di materiali di recupero, il riciclo e lutilizzo dello scarto”, il lavoro di Valerio Anceschi [Milano, 1975] è sicuramente un must have, qualcosa di fondamentale, perfetto per questa mostra. L’artista inizia la sua carriera artistica come pittore, ma fin da subito emerge uno spiccato interesse per la materia, tale interesse porta Anceschi al debutto come scultore nel 2001, con la mostra Punto di domanda, ospitata dalla galleria milanese DIECI.DUE!. Il lavoro scultoreo di Anceschi prosegue negli anni con varie collaborazioni nazionali ed europee e continua tutt’oggi.

Alla base della sua opera sta la scelta dei materiali – del materiale – dal quale nascono tutte le sue sculture: il ferro, solo a volte dipinto, in molti casi lasciato al naturale, con le velature di ruggine aranciate e le imperfezioni in vista, come parti essenziali del carattere dell’opera. Anceschi parte, per creare un’opera, dal suo recupero, i negativi derivati dal taglio del ferro con il laser, pezzi di lastre impiegate nella creazione di altri oggetti. Una volta scelte le parti che più lo attraggono, le porta nel suo studio e lì le dispone, studiando attentamente le forme che ne escono, fino a quando, dalla casualità del disporsi di queste lastre di ferro, non esce quello che l’artista definisce “il pezzo unico” ovvero il singolo, il caso, l’opera d’arte.

A partire da questo procedimento nasce il lavoro scultoreo di Anceschi che, una volta ottenuta la forma dell’opera, determina il titolo e il modo in cui sarà disposta. Ne emergono degli oggetti liberi, leggeri, a tratti fluttuanti, che sembrano in contraddizione con il materiale che le ha generate; forme dal carattere molteplice, a tratti spigolose e dure e a tratti morbide e dolci, che vengono presentate talvolta appese, oscillanti nell’aria, altre volte sul muro o a terra; a volte ferme e solide altre dondolanti e in equilibrio, molto spesso non dipinte, e solo alcune volte dipinte, di un rosso sgargiante, che esalta queste opere “singolari”.

Anceschi, per creare la sua arte, non ricicla, non riutilizza, non dona una seconda vita, ma utilizza qualcosa di inutile”, senza più valore, lo scarto, e gli dà vita, senza plasmarlo o modellarlo, ma accogliendo la sua forma, unendola ad altre, per creare qualcosa di nuovo, qualcosa di inedito, un caso, un pezzo unico”.

 

di Simone Terraroli

 

 

In mostra:

Sauro, 2008
ferro saldato
106x136x221 cm

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