Profili cuciti di santità

LUCIA BUBILDA NANNI

A cura di Nadia Stefanel

Come ogni anno l’attività della Fondazione riparte con il progetto Who’s Next, un format ideato nel 2018 per sostenere e promuovere la creatività emergente, in partnership con le aziende del Gruppo Zoli, in primis con la Dino Zoli Textile, l’azienda madre.

Nel 2018 è stata realizzata la mostra fotografica ed installativa di Silvia Bigi “L’albero del latte”, nel 2019 il progetto “E Qui” in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Bologna e alcune cooperative sociali e la mostra “Duplex Natura” di Elena Hamerski, nata da una residenza d’artista assegnata dalla Dino Zoli Textile nell’ambito di Arteam Cup 2018; il 2020 invece prevede un percorso espositivo di tre Annotazioni di vite di Sante, tre confronti, attraverso le mani sapienti di Lucia Bubilda Nanni, che crea, da sempre, con la macchina da cucire.

Il progetto si basa sul dualismo fra isteria e misticismo e sull’analisi del corpo umano.

Isteria è una parola che deriva dal greco ysterikòs, da ystera utero, ed era usata già dai protomedici nell’Egitto antico e in Grecia per ipotizzare un nesso fra l’utero e i disturbi psicologici e fisici della donna; in particolare era credenza diffusa che l’utero si muovesse all’interno del corpo, provocando ora questo ora quel male, non solo spostandosi un po’ a destra e a sinistra, ma potendo anche giungere al cuore o perfino alla testa. Qualcosa da sempre legato al mondo femminile e non riconducibile al pragmatismo reale degli uomini.

L’altro termine che ritorna in questo progetto di Lucia è misticismo, che trae origine dal verbo greco mùo, ein, cioè nascondere per far intravedere, da cui mystikòs, ed è un modo di porsi del sentimento religioso e filosofico (in tutte le religioni) che ricerca l’unione intima col divino, mediante l’ascesi e la meditazione interiore. Si tratta di una disposizione dell’anima tesa a una specie di dedizione totale, a una religiosità profonda e sincera. E la storia ci racconta di moltissime figure maschili, figure gigantesche, come quelle di Origene e di S. Agostino, che hanno avuto a che fare con queste tradizioni.

E’ una riflessione in qualche modo sulla donna, un racconto delle difficoltà del mondo femminile nel poter vivere liberamente il proprio percorso, nell’ambito di una cultura paternalistica in cui tutto doveva essere necessariamente subordinato per la giovane al vincolo matrimoniale e ad un futuro di madre, ma non assolutamente di Eletta. Quasi un paradosso di un’esperienza vissuta che, in perenne tensione fra l’impossibilità di dire o fare e la necessità di comunicare, si collocava sulla soglia fra il reale e l’ineffabile, il visibile e l’invisibile, l’enunciazione e il vissuto.

Così Lucia, che da quindici anni utilizza la macchina da cucire come medium per disegnare ciò che vede attraverso gli occhi, ha composto una ricerca che potesse unire in grandi teleri leggeri come panni stesi al vento o intelati e tesi come telai da ricamo pronti a ricevere nuovamente l’ago, la vita di tre Sante, facenti parte di una ricognizione più ampia fra isteria e misticismo.

Le chiama “Annotazioni”, in riferimento agli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, e ne fa dei raffronti tra corpi assenti e corpi presenti: figure che hanno posato per lei realmente come modelli e che evocano fisici assenti; un dialogo tra fisionomie di persone del nostro tempo prese ad esempio e biografie di donne dal passato. Ne nascono tre storie, tre modelli di riferimento della spiritualità e della mistica cristiana che possono avere, in bibliografia, una duplice lettura, anche collegata alla realtà contemporanea. Tre percorsi generati dalle mani di Lucia che guidano la macchina da cucire, strumento d’acciaio, pesante e violento, eminentemente razionale, che governa le sue emozioni, le guida e le controlla.

La mostra presenta una ventina di opere di grandi dimensioni dedicate alle vite di Maria Egiziaca (Alessandria d’Egitto, 344 circa – 2 aprile 421), Teresa d’Avila (Ávila, 28 marzo 1515 – Alba de Tormes, 15 ottobre 1582) e Rosa da Lima (Lima, 20 aprile 1586 – Lima, 24 agosto 1617). L’allestimento, per il primo lavoro dell’artista incentrato sul corpo umano, è caratterizzato da un percorso immersivo che vede un incontro con le opere tra appoggi verticali da terra e garze sospese al soffitto, come se fosse un incontro fra Cielo e Terra, fra vita terrena delle Sante e salita al cospetto di Dio dopo la dipartita, opere fruibili da entrambi i lati. Se il fronte è caratterizzato da linee di filo cucito che tracimano dalla figura, il retro nasconde un groviglio inestricabile di segni e colori. Un allestimento non tradizionale che si concluderà con i lavori dedicati a Teresa d’Avila e il suo confessore, in un gioco di luci e di ombre. L’artista utilizza tessuti naturali come la canapa per intessere le storie delle Devote, come se fosse un ritorno alla semplicità anche del viaggio controcorrente che queste donne hanno condotto in vita e a cui ci si rivolge ancora nelle preghiere nelle varie latitudini del mondo.

Un percorso di fili e grovigli che reinventa, con l’abilità e l’arte di Lucia, un corpo nel corpo, come se l’anatomia stessa non esistesse, giocando con essa, fomentando sintomi che istituiscono un’audace geografia isterica, invitando noi a fare lo stesso, fino alla definizione di un’anatomia mistica immaginaria di sentimenti e di emozioni.

BIOGRAFIA Lucia Nanni

Lucia Nanni, in arte Bubilda, nasce a Ravenna nel 1976. Dopo il diploma scientifico, si laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi di Bologna. Fin da piccola, la sua mano è educata al disegno da uno zio scenografo. Dopo la laurea, decide di dedicarsi alla pittura e al segno con più investimento e di trasferire in quello spazio il suo amore per lo studio e la ricerca. Prima di conoscere la ricerca di Maria Lai, inizia a lavorare con la macchina da cucire, da anni suo strumento d’elezione. Tra le mostre, si segnalano: “Piccole Meraviglie” (Biblioteca del Daverio, Milano, 2016), “Lacrime” (Palazzo Rasponi, Museo Nazionale, Museo Arcivescovile, Ravenna; Museo Varoli, Cotignola, 2016), “Insetti” (Museo Civico S. Rocco, Fusignano, 2017), “Annotazione I” (Biennale Moda, Musei Civici della Città, Ala Moderna, Rimini, 2017), “In su le piume” (Pamali Festival, San Boldo, 2017), “Gourmet” (Magazzeno Art Gallery, Ravenna, 2017), “Annotazione I e III” (Arte al Monte, Palazzo del Monte, Forlì, 2018), “Sul volto, di umani e insetti” (Salone del Mobile, Milano, Galleria Orlandi “Ro Walks to ASAP”, 2018), “Annotazione II” (Biennale Disegno, Rimini, 2018), “Volti” (Lucca Art Fair, Magazzeno Art Gallery, Lucca, 2018), “A me gli occhi” (Rimini, 2018), “Le 9 GHe di Beethoven” (Atelier Davide Gatto, Milano, 2018), “Insect?” (Studio in Arte, Bologna, 2019), “Madame Gerbelle”, omaggio di San Cristophe a madame Gerbelle, (Aosta, 2019), “Alibi” (Zuc, Firenze, 2020), “Bocche Cucite” con Matteo Marchesini (Palazzo Rasponi delle Teste, Ravenna, 2020). Ha realizzato gli abiti scena per la band Negrita al “Festival della Canzone Italiana” (Sanremo, 2019). La sua opera, “Tumulto”, realizzata in collaborazione con il critico letterario Matteo Marchesini, è risultata vincitrice della XXII edizione del concorso “Libri mai mai visti”, a cura dell’associazione VACA (Palazzo Rasponi delle Teste, Ravenna, 2019). Parallelamente alla ricerca artistica, si occupa di moda (due marchi registrati: Bubilda e Fili), costume e arte tessile. Dal 2005, tiene infine laboratori per bambini e ragazzi che presentano uno stretto legame con la filosofia, il design, l’architettura, l’arte tessile e la sua ricerca personale. Vive e lavora a Ravenna.

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