ll lavoro artistico di Artan Shalsi [Berat (Albania), 1970] inizia negli anni del realismo socialista quando frequenta la Scuola d’arte “Xhindolli” in Albania; qui riceve un’educazione secondo il metodo “classico”, studia scultura antica greca e romana, la figura umana e i ruoli della forma e della materia nelle arti plastiche. Fin dagli anni degli studi Shalsi rimane affascinato dai drappeggi delle statue antiche, che rielabora all’interno del suo lavoro per proporne una versione contemporanea, con pieghe che sempre più si allontanano dal modello iniziale per tendere sempre più alla linearità.
Shalsi rimarrà sempre legato alla questione dei materiali e della materia in arte, che lo condurrà ad una ricerca prolifica, espressa con vari media, come il metallo, la plastica, la carta e l’alluminio, solo per citarne alcuni. Questa “ricerca materica” lo porta a lavorare a contatto con le officine meccaniche, dove scopre materiali inediti con i quali creare le sue opere, come il polietilene ad alta intensità, principalmente impiegato nella realizzazione di contenitori e bottiglie.
Esposte in mostra sono proprio due opere realizzate in polietilene ad alta intensità. Shalsi lavora con le carte a vetro la superficie plastica, che in origine si presenta liscia e uniforme, fino ad estrarre dai pannelli di polietilene superfici delicatamente piacevoli alla vista e al tatto. Non più lisci e freddi pannelli, ma superfici vive e animate, che sembrano tradire il materiale di cui sono fatte. Un altro aspetto sorprendente di queste opere è il loro peso ingannevole: questo crea un aperto contrasto tra la delicata leggerezza superficiale ricavata dal suo intervento e la solidità pesante della lastra di polietilene. Queste opere perdono tutta la loro “plasticità”, il materiale è trasfigurato, crea nuove sensazioni che si allontanano dall’aspetto originale e si avvicinano al tessuto, creando un dubbio sulla sua stessa natura.
Con questa serie di lavori Shalsi dona un nuovo significato a qualcosa di comune come la plastica: non compiendo un’azione di riciclo, non donando una nuova vita a qualcosa di già utilizzato, ma partendo da una materia prima e coniugandola a qualcosa di nuovo, semplicemente sperimentando e giocando con le sue qualità. Con queste lavora e agisce fino a renderla apparentemente irriconoscibile, così facendo l’artista sposta l’attenzione su qualcosa a cui non avremmo mai prestato attenzione prima. Qualcosa di non importante, banale come una lastra di plastica, ma che ora ci affascina e ci attrae, come un’opera d’arte.
di Simone Terraroli
In mostra:
P_M_PEHD_B_21_309, 2021
polietilene ad alta densità
73×69 cm
Courtesy l’artista e ArteA Gallery, Milano; Galleria d’Arte Niccoli, Parma
P_M_PEHD_B_23_319, 2023
polietilene ad alta densità
85.5×54.5 cm
Courtesy l’artista e ArteA Gallery, Milano; Galleria d’Arte Niccoli, Parma