Due donne, una sirena e un centauro dalle forme allungate e aggraziate, leggere come piume, ricamate e disegnate da una penna immaginaria che ha unito pezzi di tessuti su tende antiche. Portano fiori, danzano, indicano il cammino verso la vasca site-specific. Ricordano per il portamento sacrale i Portatori di vasi, tori sacrificali e trombettieri (quarta scena) di Andrea Mantegna, facenti parte di quel capolavoro indiscusso e vero gioiello artistico delle collezioni dei Gonzaga, raffigurante l’imponente corteo trionfale dedicato a Giulio Cesare in seguito alla vittoria nelle Gallie, ciclo noto come Trionfi di Cesare, dipinto a tempera su tela e realizzato tra il 1486 e il 1492 per Francesco Gonzaga (ora a Hampton Court, Londra), per celebrare la propria grandezza.

Ma rappresentano molto di più grazie alle suggestioni di mondi lontani che Loredana riesce a mettere insieme in maniera naturale. Una portatrice ha un turbante in testa come le donne africane o di altri paesi lontani, un vero e proprio simbolo culturale che racconta di antiche tradizioni, di storie di popoli. Cammina con portamento regale, potrebbe arrivare da terre remote che profumano di incensi e di olii. In un’altra tela c’è la sirena capovolta a testa in giù che nuota e rimane agganciata ad un filo sottile insieme al suo corallo simbolo dell’Acqua quale sorgente della Vita per tutte le creature, e pure come rimando all’origine del mondo per la sua provenienza dalle profondità del mare. Un’altra figura danza con sinuosità da odalisca fra fiori e un bianco felino, una nuova Salomè, ma senza il premio finale ricevuto durante il convito di Erode Antipa.

In un’altra tela una mano porge dei fiori alla donna, potrebbero essere anche primule, considerate nell’antichità il fiore medicinale dell’Olimpo, chiamato Dodecateon (fiore dei 12 dei) creduto la cura per tutti i disturbi.

Tutte si muovono verso la vasca, portano qualcosa di rigenerante, un buon auspicio forse, qualcosa di salvifico, a prescindere indispensabile, come fecero le portatrici carniche della Prima Guerra Mondiale che operarono, lungo il fronte della Carnia, trasportando con le loro gerle (ceste in legno, vimini, viburno o corde intrecciate a formare un cono rovesciato), rifornimenti e munizioni fino alle prime linee italiane, dove molto spesso combattevano i loro uomini nei reparti alpini. Reparti che senza di esse non sarebbero sopravvissuti.

Le Portatrici di Loredana, allestite attorno alla vasca, ci portano con loro verso l’esperienza immersiva di Come acque versate.

Top