A cura di Nadia Stefanel

Parole chiave: cura, condivisione, allenamento alla gentilezza, responsabilità. Loredana Galante, genovese per nascita ma residente a Milano, ha fatto del proprio cognome un manifesto programmatico, invitando le persone a rivoluzionare la propria quotidianità a partire da piccoli gesti di  gentilezza. «La Gentilezza – dice l’artista – è demodé e troppo poco sensazionalistica per essere notata in fabbriche cacofoniche ed accelerate ma c’è chi la pratica. La corazza in dotazione è minima, permeabile, fragile. Ci vuole tempo per assimilare, accogliere, ricucire, rammendare strappi e ferite, ma anche per ammirare il disegno fatto con il filo di parole scelte, scenari rassicuranti, costellazioni sentimentali».

La trama e l’ordito che diventano tessuto.
Tessuto e Arte.
Arte e impresa tessile.
La Vita come metafora tessile.
Una Rivoluzione gentile per vivere meglio la Vita.

In questi binomi, credo, ci sia il sunto del rapporto e del lavoro di questo ultimo periodo con Loredana Galante. Lei, artista genovese per nascita, ma residente a Milano, che ha fatto del proprio cognome un manifesto programmatico, che utilizza anche i tessuti per creare le sue opere, e il Dino Zoli Group, nella duplice identità della Fondazione d’Arte e di Dino Zoli Textile, l’azienda tessile nata nel 1972.

Una contaminazione relazionale nata a settembre 2020 con la residenza d’artista vinta da Loredana durante l’edizione di Arteam Cup 2019. Perché Arte e Impresa intese come Vita e Lavoro sono associazioni di mondi che si completano a vicenda per il Gruppo Zoli, attraverso la creatività, la ricerca e l’innovazione, la cura, l’attenzione e il rispetto. Sono relazioni che permettono lo scambio e la crescita.

Perché?

In primis perché l’arte tessile esiste fin dall’antichità. L’umanità ha sempre rivolto parte del tempo all’attività concreta del filare e del tessere, del creare stoffe e tessuti, per necessità o per piacere; non filava quindi solo Berta, ma l’hanno fatto le donne di ogni epoca e di ogni età, nella realtà e nell’immaginario. Ci sono quadri che rappresentano Eva alle prese col fuso e Madonne impegnate nel ricamo e nella tessitura. Le azioni legate alle attività tessili hanno dato vita poi a un ricchissimo immaginario metaforico che riguarda non solo lo scrivere e il pensare (il filo della narrazione o del discorso, gli intrecci, le implicazioni e le spiegazioni), ma si estende anche alle definizioni del carattere psicologico. Senza contare il mito: il fuso delle Parche, il filo di Arianna con Teseo e il Minotauro, l’epica gara di tessitura fra Aracne e Minerva ricordata da Ovidio, il filo della necessità di Ananke. Ma anche la storia della letteratura e della filosofia richiamando esplicitamente il ritmo e il disegno del telaio, così simile a quello del pensiero, del canto (il Kanon in greco è il bastoncino che si infila nel telaio) e persino dell’aratro sui solchi.

Il tessere appartiene alla storia, anche dell’Arte e negli ultimi anni grazie ad una sorta di accresciuta sensibilità contemporanea, che non sceglie un medium preciso, ma ama piuttosto tornare su temi quali l’intreccio di materiali, il patchwork, il ready-made e il “fare tessile”, si appoggia a una tradizione e a un saper fare antico per parlare dell’oggi, del vivere quotidiano.

Come ha fatto e fa Loredana.

Come acque versate.

Le Portatrici.

Le grandi tavole e gli acrilici.

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